Spesso si sente parlare di benessere animale ma cosa vuol dire? Che gli animali stanno bene? in salute? NO non basta.
Non basta entrare in stalla e vedere annimali apparentemente sani, ci sono delle regole da rispettare.
Queste regole sono sancite per legge in tutta Europa. La prima stesura avviene a Strasburgo il 10/03/1976 col la “Convenzione sulla protezione degli animali negli allevamenti”, sia da carne che da pelli, lana, pelliccia. Successivamente rielaborata, perfezionata e trasformata in legge.
“Il benessere è uno stato di salute completo, sia fisico che mentale, in cui l’animale è in armonia con il suo ambiente” (Hunghes, 1976)
I 5 principi sui quali si basa il benessere animale sono:
- Libertà dalla, dalla sete e dalla cattiva nutrizione
- Libertà dai disagi ambientali
- libertà dalle malattie e dalle ferite
- libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche
- libertà dalla paura e dallo stress
Sembrano banalità ma se ci pensiamo bene ogn’uno di questi punti è fondamentale per permettere all’animale di vivere bene e di conseguenza trasformarsi in buon cibo.
Quando vado a visitare un allevamento, che sia bovino, suino o avicolo, quello che osservo principalmente è che le 5 regole basi vengono rispettate. Ogni tipo di allevamento ha delle caratteristiche diverse, i bovini e i polli vengono allevati in maniera diversa ma in ogni caso devono essere rispettati.
BOVINI
Andando a visitare allevamenti di bovini la prima cosa che osservo è la lettiera, dove l’animale vive, riposa, mangia. Deve essere pulita, asciutta e non maleodorante. Deve permettere un riposo comodo, quindi deve essere soffice nei limiti del possibile (sul cemento tutti stanno scomodi).
La seconda osservazione passa all’ambiente, ci deve essere un riciclo d’aria continuo, sia naturale con le finestre che con l’uso delle ventole, che permetta agli animali di rinfrescarsi durante i mesi caldi e contribuisce a mantenere la lettiera asciutta. Molta luce naturale, le stalle moderne hanno immensi finestroni nel soffitto per permettere al sole di entrare, così i ritmi di vita avvengono in maniera naturale e avviene la naturale produzione di vitamina D.
La terza cosa a cui sto attento è il numero di bestie per box. Se il numero di capi è troppo alto il bestiame è nervoso perché troppo vicinouno all’altro, spesso si scornano e sono irrequieti con conseguente calo di qualità della carne. Devono avere lo spazio per muoversi e la possibilità di sdraiarsi senza infastidirsi e sormontarsi.
Quattro: L’acqua. Gli abbeveratoi devono essere puliti, l’acqua che esce abbondante, fresca d’estate e possibilmente non troppo fredda d’inverno.
La quinta è l’alimentazione, qui ogni azienda si appoggia ad un alimentarista che in base al tipo di prodotto finale fa una dieta, (significa che se la carne sarà destinata a fettine in offerta nei supermercati è allimentata diversamente da quella destinata ad essere frollata e trasformata iin tagli di pregio) Io con la mia poca esperienza non posso sapere come bilanciare la razione ma so capire se è adeguata, quindi:
- Solo alimentazione vegetale naturale
- Cereali macinati o a grani
- Barbabietola
- Soia o piselli
- Paglia, fieno
- Evito il più possibile l’insilato fermentato, anche se molti alimentaristi lo consigliano in piccole quantità
- Semi di lino per un apporto di grassi essenziali omega-3
SUINI
Ho visitato pochi allevamenti di suini ma tutti uguali. Animali separati per età, cibo e acqua in abbondanza, odore non sempre gradevole, lettiera più o meno adeguata ma ai miei occhi tutti sovraffollati, infatti è di uso comune mutilare i cuccioli della coda per evitare il cannibalismo da stress.
Poi un giorno ho trovato qualcosa di diverso. Il gruppo Ferri. Loro allevavano in capannoni che sembravano uguali agli altri ma i loro maiali non vengono mutilati hanno semplicemente più spazio, tra gli operatori ce né uno addetto a far giocare i suini, i maiali sono animali curiosi e Ferri da loro modo di seguire il naturale istinto di cercare, annusare e assaggiare scaricando così lo stress.
Ho preso contatti e ho scoperto che non solo allevano maiali in maniera etica ma ne allevano anche di liberi di pascolare tra le colline. Ho subito sposato il loro progetto e ho inserito in macelleria Il TIGRINTO BIANCO AL PASCOLO. Questo particolare allevamento da ottimi risultati nella carne, sia nel sapore e nella morbidezza che a livello nutrizionale grazie all’alimentazio certificata omega-3
Il Tigrinto viene nutrito normalmente nelle mangiatoie nella stalla due volte al giorno con cereali naturali e poi tutto il giorno libero di scorrazzare indisturbato nei prati dove trova acqua fresca sempre a disposizione, mangiatoie sparse qua e là, paglia in abbondanza e pozze di fango dove dare sfogo ai propri istinti naturali.
AVICOLI
Immagina il pollaio della nonna con il gallo che canta, i polli che raspano il terreno e le galline che covano….. ecco entrare in un allevamento di polli non è così. I polli sono tantissimi tutti uguali, ammassati vicino alle mangiatoie, scappano al passaggio dell’uomo, l’odore molte volte è forte di ammoniaca e più sarà basso il prezzo del pollo più l’odore sarà forte.
In questo settore muoversi è difficile, non hai mai rapporti diretti con l’allevatore ma tratti con l’azienda che vende il mangime e si occupa della macellazione. Soprattutto per quei polli definiti da lavorazione, i Broiler, cioè quelli con cui si fanno le fettine di petto di pollo. Allora cosa fai? Cerchi chiedi e t’informi e piano piano scopri che qualcosa di diverso esiste.
Nel mio caso prima ho trovato un’azienda avicola che alleva con mangimi non troppo spinti nelle proteine e poi ho scoperto l’azienda Scudellaro. A pochi chilometri da noi esiste chi ha fatto del benessere dei propri animali una filosofia d’allevamento.
Alleva polli ruspanti, faraone, anatre, oche in maniera non intensiva, tutti liberi di razzolare, rispettando il naturale tempo di accrescimento, li nutre con cereali da loro stessi prodotto, chiaramente ogni specie ha la propria alimentazione dedicata.
Il pollo più allevato in modo intensivo è il Broiler, cresce velocemente, ha polpe morbide e petti che superano il chilogrammo. Anche l’azienda Scudellaro li alleva, solo che li nutre senza l’uso di mangimi ed il tempo di crescita passa da 45 a 90 giorni, esattamente il doppio. Il risultato finale può essere lo stesso??
Non posso non citare Rudi e i suoi capponi. Da lui sì che sembra di essere nel pollaio di mia mamma, piante altissime ad ombreggiare e la scarpata di un monte dove i capponi quasi non si notano da quanto spazio hanno a disposizione.
Concludendo:
Vedo spesso gente che s’indigna quando in TV “Striscia la notizia” o chi altro mostra allevamenti dove gli animali soffrono ma la differenza chi la fa?? Solo il consumatore. Se le mega offerte nei supermercati fanno gola poi ci si deve scontrare con i tagli nella qualità dell’allevamento.
Quando la grande azienda pretende di pagare pochissimo i maiali, l’allevatore è costretto a inserire più capi in stalla, ad abbassare il costo della razione di cibo, a non cambiare la lettiera. Se i maiali mangiano meno perché sotto stress basta aggiungere integratori chimici che costano meno del foraggio. La carne che ne esce poi è esteticamente uguale con meno biodisponibilità per l’uomo, meno sapore, meno vitamine, meno sali minerali e il maiale in questione avrà vissuto una vita da incazzato.
Ricorda: SIAMO QUEL CHE MANGIAMO , un pezzo di carne che sia pollo o manzo se ben allevato, è più nutriente e riduce la spesa in farmacia.